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Benedire la mensa prima dei pasti: farlo nel modo giusto 

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Caroline Moulinet - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 13/05/22
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Cristo ha condiviso numerosi pasti con i suoi discepoli, con i farisei, con i peccatori. Il pasto è un momento privilegiato per ringraziare il Signore dei suoi doni. Nel suo amore, Dio provvede al nutrimento fisico e spirituale dei membri della sua Chiesa.

Le benedizioni sono riservate in via esclusiva a preti e religiosi? No: la Chiesa prevede numerose benedizioni che anche i laici possono realizzare. In famiglia, con gli amici, in un gruppo di preghiera, in funzione di differenti eventi o tappe della vita. È nel Benedizionale che si trova la più autorevole raccolta delle benedizioni che i cristiani (non sempre e necessariamente preti o vescovi) possono utilizzare. 

In forza del suo battesimo, infatti, ogni cristiano può essere (benché in forme e talvolta in gradi differenti) «vettore della benedizione di Dio». 

Qual è il suo senso? 

Cristo ha detto: «L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Benedire la tavola ricorda che il Signore stesso provvede all’esistenza di ogni essere e dona la vita, mediante il nutrimento condiviso e anzitutto tramite la sua Parola vivente e attiva nell’esistenza di ciascuno. 

Perché celebrarla? 

Per comprendere la ragione di questa benedizione, è cosa buona tornare al senso stesso della parola “benedizione”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica la definisce così: 

Ecco perché benedire la mensa è un’occasione molto semplice di riconoscere che il Signore viene prima, che egli è l’autore della vita e Colui che si prende cura dei convitati raccolti attorno alla tavola. 

In cosa consiste? 

La famiglia (o il gruppo raccolto attorno alla tavola) sta in piedi. Prima di sedersi e di cominciare a mangiare, ognuno si fa il segno della croce, poi uno dei membri (ad esempio il padre di famiglia o la madre) pronuncia la preghiera di benedizione sul pasto. 

Un possibile testo di benedizione 

Una proposta per le famiglie con bambini piccoli

Quello che abbiamo riportato è ovviamente, come abbiamo scritto, un possibile testo per la benedizione della mensa, ma siccome le preghiere vanno adattate alla comunità da cui vengono e in cui risuonano, è possibile che in dati contesti la proposta riportata qui sopra risulti poco praticabile: probabilmente quanti hanno figli piccoli avranno pensato “questa è impossibile, a casa mia”, leggendone il testo

Talvolta può non essere immediato conciliare la giusta e (anche pedagogicamente) doverosa istanza della preghiera a tavola con la vivacità dei figli. Si deve “mediare”, naturalmente, ma al rialzo e non al ribasso. Non si può trasformare la preghiera in ciò che preghiera non è (tutti avremo assistito a quella chimera tra “We will rock you” e una Birkat ha Mazon che talvolta si produce durante i campi parrocchiali estivi…): quel che invece si deve fare è tradurre in un linguaggio fanciullesco il tema della gratitudine verso il buon Dio.

Ad esempio si può proporre qualcosa del genere:

E voi come fate? Avete altre idee?

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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