Papa Francesco ha espresso riconoscenza nei confronti di San Charles de Foucauld, che ha canonizzato il 15 maggio, commentando la spiritualità del santo francese dicendo: “Mi ha fatto tanto bene quando studiavo la teologia, un tempo di maturazione e anche di crisi”.
Il Pontefice ha condiviso la sua devozione personale con i membri della famiglia spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916), che ha ricevuto in udienza il 18 maggio.
Francesco ha incontrato circa 50 rappresentanti prima dell'udienza generale del mercoledì in un annesso dell'Aula Paolo VI.
“Vorrei ringraziare San Charles de Foucauld, perché la sua spiritualità mi ha fatto tanto bene quando studiavo la teologia, un tempo di maturazione e anche di crisi. Mi è arrivata tramite padre Paoli e tramite i libri di [René] Voillaume, che io leggevo continuamente. Mi ha aiutato tanto a superare le crisi e a trovare una strada di vita cristiana più semplice, meno pelagiana, più vicina al Signore. Ringrazio il Santo e do testimonianza di questo, perché mi ha fatto tanto bene”, ha affermato.
Voillaume è il fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù, un ordine ispirato da Charles de Foucauld. I Piccoli Fratelli sono stati fondati nel 1933 in Francia, e si sono stabiliti in primo luogo nell'Algeria francese e in Nordafrica.
Il Papa ha messo in guardia contro una visione “pelagiana” di santità nella sua omelia della Messa in cui ha canonizzato San Charles. L'eresia promossa da Pelagio all'inizio del Quattrocento si basava su una rifiuto del peccato originale e sull'idea che con i propri sforzi gli esseri umani possano essere giusti.
“A volte, insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. È una visione a volte troppo pelagiana della vita, della santità. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta e, come diceva Teresa d’Avila alle consorelle, “tra le pentole della cucina”. Essere discepoli di Gesù e camminare sulla via della santità è anzitutto lasciarsi trasfigurare dalla potenza dell’amore di Dio. Non dimentichiamo il primato di Dio sull’io, dello Spirito sulla carne, della grazia sulle opere. A volte noi diamo più peso, più importanza all’io, alla carne e alle opere. No: il primato di Dio sull’io, il primato dello Spirito sulla carne, il primato della grazia sulle opere”.
Profeta del nostro tempo
Nel suo breve discorso, il Successore di Pietro ha definito San Charles “un profeta del nostro tempo, che ha saputo portare alla luce l’essenzialità e l’universalità della fede”.
Quello che è essenziale per la fede secondo il nuovo santo, ha indicato il Papa, “il senso del credere”, è condensato in “due semplici parole, in cui c’è tutto: 'Iesus – Caritas'; e soprattutto ritornando allo spirito delle origini, allo spirito di Nazaret”.
“Auguro anche a voi, come Fratel Carlo, di continuare a immaginare Gesù che cammina in mezzo alla gente, che porta avanti con pazienza un lavoro faticoso, che vive nella quotidianità di una famiglia e di una città. Quant’è contento il Signore di vedere che lo si imita nella via della piccolezza, dell’umiltà, della condivisione con i poveri! Charles de Foucauld, nel silenzio della vita eremitica, nell’adorazione e nel servizio ai fratelli, scrisse che, mentre «noi siamo portati a mettere al primo posto le opere, i cui effetti sono visibili e tangibili, Dio dà il primo posto all’amore e poi al sacrificio ispirato dall’amore e all’obbedienza derivante dall’amore» (Lettera a Maria de Bondy, 20 maggio 1915)”.
“Come Chiesa abbiamo bisogno di tornare all’essenziale, di non smarrirci in tante cose secondarie, con il rischio di perdere di vista la purezza semplice del Vangelo. E poi l’universalità. Il nuovo Santo ha vissuto il suo essere cristiano come fratello di tutti, a partire dai più piccoli”.
“Così scriveva: «Io voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei e idolatri a considerarmi come loro fratello, il fratello universale» (Lettera a Maria de Bondy, 7 gennaio 1902). E per farlo aprì le porte della sua casa, perché fosse “un porto” per tutti, “il tetto del buon Pastore”. Vi ringrazio perché portate avanti questa testimonianza, che fa tanto bene, specialmente in un tempo in cui si rischia di chiudersi nei particolarismi, di accrescere le distanze, di perdere di vista il fratello. Lo vediamo purtroppo nella cronaca di ogni giorno”.
Il testimone più chiaro di Gesù: la gioia
Il Santo Padre ha infine sottolineato come San Charles sia stato un apostolo della gioia.
“Fratel Carlo, nelle fatiche e nella povertà del deserto, raccontava: «La mia anima è sempre nella gioia» (Lettera a don Huvelin, 1° febbraio 1898). Care sorelle e fratelli, la Madonna vi conceda di custodire e alimentare la medesima gioia, perché la gioia è la testimonianza più limpida che possiamo dare a Gesù in ogni luogo e in ogni tempo”.
Il santo eremita del Sahara è un punto di riferimento per il Papa argentino, che lo ha menzionato in due encicliche e tre esortazioni apostoliche e ha donato la sua biografia ai membri della Curia alla fine del suo discorso di saluto il 21 dicembre 2020.
L'associazione della famiglia spirituale di Charles de Foucauld ha 20 gruppi fondati tra il 1909 e il 2007, con più di 13.000 membri in tutto il mondo. Tra questi figurano i Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle di Gesù, i Piccoli Fratelli e le Piccole Sorelle del Vangelo e la Fraternità Sacerdotale.