Innegabilmente, sicuramente, incontestabilmente il crop top è un capo molto cattolico. Era perfino urgente proclamarlo, perché le belle giornate arrivano ed ecco che la metà femminile dell’umanità viene colpita dalle vampate di calore alla pancia e alla schiena. Le temperature salgono e con esse l’orlo delle T-shirt. Le pance all’aria che hanno temuto gli spifferi per tutto l’inverno hanno la loro rivincita: finalmente il sole!
E perché, dunque, perché il crop top è quanto di più cattolico ci possa essere? Perché il Cantico dei Cantici, perché la Risurrezione della carne, perché Adamo incantato dalla nudità di Eva, perché le Nozze di Cana, perché Gesù – Dio fatto uomo – perché «il mio cuore esulta, il mio animo è in festa, anche la mia carne riposa nella pace». Altrimenti detto: il nostro corpo è, già da adesso e per sempre, il nostro compagno dell’eternità; si alzerà dalla morte, nello stesso atto amoroso è il riflesso della gloria di Dio, se si presta fede alla Genesi. Tutto questo viene festeggiato. Le pudibonderie sono sempre sospette: ci fanno credere che il corpo sia qualcosa di cui vergognarsi, e accusano il corpo laddove farebbero meglio a purificare lo sguardo.
Riconosciamo allora l’originalità assoluta dei discepoli di Cristo: si sono smarcati dalle mitologie greche secondo le quali il desiderio, l’attrazione dei corpi sarebbe una punizione degli dèi. Zeus, nel suo geloso capriccio, avrebbe separato i primi esseri umani, sferici e androgini, in due parti distinte che da quel momento non avrebbero cessato di desiderarsi e ricercarsi, fino a deperire. I cristiani si sono smarcati anche dalla sapienza greca derivata dal platonismo, per la quale il corpo – infido traditore – sarebbe la tomba dell’anima. In queste filosofie, l’anima è la parte nobile e pura dell’essere umano, incessantemente sottomessa ai viscidi desiderî del corpo, che la trascinerebbero suo malgrado nelle peggiori turpitudini, stornandola così dal suo bene.
Ma no! La teologia del corpo afferma forte e chiaro che il corpo è un tutt’uno con la nostra persona, e che dunque a tal titolo esso non è disprezzabile, al punto che è con i nostri occhi di carne che un giorno vedremo Dio.
E la carità?
Tornando però al crop top, riconosciamo che non è al sicuro la carità. Pensate ai poveri professori di liceo, costretti ad assorbire nello spazio di una giornata lo spettacolo di centinaia di ombelichi che fanno passerella nei corridoi, per le scale e in classe. Quelli piccoli, quelli grossi, quelli rientrati e quelli sporgenti, quelli lisci e quelli a rughe, quelli pallidi e quelli colorati… gli ombelichi sfilano senza posa. Voi capite che certi educatori finiscono per farne indigestione. E se ne preoccupano: l’anno scolastico non è ancora terminato, le temperature saliranno ancora, e qualcuno avrà pietà di noi? Senza contare la frustrazione: perché tutti questi giovani vestiti come se fossero in spiaggia? Prendono le mie lezioni per una succursale dello stabilimento? Concentriamoci sulla mia tragica situazione: qui l’unico che sarebbe votato al lavoro sarei io, povera professoressa vestita dal collo alla cintola come la maggior parte degli adulti sul posto di lavoro? Il peggio del peggio si raggiunge però quando i proprietari degli ombelichi in questione militano per il diritto di esporre i loro ombelichi dappertutto: l’avessero davvero preso per il centro del mondo?!
La dimostrazione è fatta, dunque: il crop top sarà pure cattolico… però non è troppo caritatevole… e allora è ancora cattolico?
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]