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Conservata all’Isola Tiberina la lettera di un santo a un giovane martire

list biskupa Karola Wojtyły do rodziców Szczęsnego Zachuty
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Cyprien Viet - pubblicato il 17/06/22
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Una toccante cerimonia si è tenuta a Roma la sera del 15 giugno 2022, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola (Tiberina), in occasione della consegna di una lettera di mons. Karol Wojtyła, indirizzata nel 1958 alla famiglia di Szczęsny Zachuta, già suo compagno di seminario e poi vittima dei Nazisti nel 1944.

Un centinaio di persone, perlopiù provenienti dalla diaspora polacca a Roma, dalla famiglia del seminarista assassinato e dalla Comunità di Sant’Egidio, che amministra il luogo di culto dedicato ai nuovi martiri, si sono raccolte per il momento di preghiera presieduto da mons. Jan Romeo Pawłowski, Segretario per le rappresentanze pontificie (la terza sezione della Segreteria di Stato vaticana). 

Questa lettera autografa del 1958, indirizzata alla madre e al fratello di Szczęsny Zachuta dall’appena nominato vescovo ausiliare di Cracovia, è stata deposta nella cappella dedicata ai martiri del nazismo da padre Antoni Stefanski, un nipote del seminarista condannato a morte nel giugno 1944 e assassinato dalla Gestapo, le cui spoglie non sono mai state identificate. Questa cappella della basilica di San Bartolomeo servirà dunque da luogo di raccoglimento per la sua famiglia. 

Nella sua lettera, l’allora giovane vescovo ausiliare di Cracovia scrisse che Szczęsny Zachuta era stato il suo «amico più vicino» durante gli «studi teologici clandestini». 

«Dalla morte, Dio può far nascere la vita» 

«Questo ragazzo, questo giovane seminarista polacco ucciso durante la Seconda Guerra Mondiale avrebbe dovuto servire l’Eucaristia. I suoi progetti, invece, sono svaniti, distrutti dall’odio, dal nonsenso della guerra», ha spiegato mons. Pawłowski nella meditazione pronunciata durante il momento di preghiera: 

Giovanni Paolo II aveva parlato di lui come di un «fratello nella vocazione sacerdotale che, in un altro modo, Cristo aveva unito al mistero della sua morte e risurrezione», ha ricordato sempre mons. Pawłowski: 

I responsabili della Comunità di Sant’Egidio hanno invece dichiarato: 

Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali di Sant’Egidio, spiega che questa cerimonia è stata l’occasione di far rivivere 

Ed ha ricordato che «l’apertura dell’Europa all’Est» deve offrire l’occasione di «vincere i nazionalismi». 

Questa lettera del 1958 si aggiunge a numerosi ricordi raccolti da quando la basilica è stata dedicata ai martiri contemporanei, per idea di Giovanni Paolo II, nell’ottobre 2002. Tra le altre reliquie esposte nelle differenti cappelle laterali figurano un breviario di padre Jacques Hamel, assassinato in Normandia nel 2016, una lettera del beato Christian de Chergé, priore a Tibhirine ucciso in Algeria nel 1996, o ancora il quaderno di scuola di un bambino cristiano ucciso in un attentato a Lahore, nel Pakistan, il giorno di Pasqua del 2016. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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