Qualche anno fa, l'imprenditrice Ana Paula Ribeiro Cury ha ricevuto in regalo dalla sorella Ana Cristina un braccialetto di silicone di San Benedetto, perché lei era devota a questo santo. Il regalo ha avuto successo anche tra amici e parenti, ed è stato allora che è nata l'idea di rivenderlo.
Ana Paula ha usato i 500 euro che aveva risparmiato per comprare una serie di braccialetti di silicone con l'emblema della croce sacra di San Benedetto. All'inizio li vendeva da casa, ma gli affari sono decollati, e un anno dopo ha dovuto affittare una sala per ricevere i clienti.
“Cose dall'alto”
Il braccialetto di silicone di San Benedetto si è trasformato nel “seme” del negozio Santo Santo Santo, e questo seme ha dato frutto in una missione: offrire oggetti che siano in sintonia con la positività e portino le persone vicine alle “cose dall'alto”.
La scelta del nome dell'impresa è stata ispirata a Isaia 6, 3: “Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell'Universo”.
Nei primi tre anni, l'impresa ha avuto una crescita significativa, arrivando ad avere un negozio specializzato nel commercio di articoli religiosi e nell'evangelizzazione attraverso di questi.
È stato in questo contesto di prosperità che Ana Paula ha invitato la sorella Ana Cristina a unirsi alla guida delle attività. La nuova partnership ha unito conoscenze in vari settori, soprattutto in quello commerciale.
Il franchising
Visto il successo nel corso degli anni, l'impresa si è preparata a un passo più audace: la marca è appena arrivata al mercato del franchising.
È l'ideale per città a partire dai 50.000 abitanti, e l'investimento necessario ruota intorno ai 36.500 euro.
“I nostri prodotti trasmettono fede, amore e positività con oggetti moderni, raffinati e diciamo fashion a livello di accessori personali e articoli religiosi. Abbiamo capito che entrando nel negozio alla ricerca di un regalo, ad esempio, il cliente pensa già con affetto a chi lo riceverà. E allora dico che i nostri oggetti hanno un senso speciale... l'affetto”, sottolinea Ana Paula.
Mercato promettente
La pandemia ha mostrato la ricerca del rafforzamento della fede e dell'accoglienza sotto forma di doni religiosi, mettendo l'amore di Dio davanti a tutti gli ostacoli. I fedeli trovano negli accessori un mood per rappresentare la fede e la devozione che provano.
“Il pubblico è fedele. È così che possiamo definire i consumatori di articoli religiosi. Essendo una produzione di nicchia, le imprese religiose tendono ad avere un pubblico impegnato e a generare comunità intorno alle marche. E con la digitalizzazione nel contesto della pandemia, questo settore si è mantenuto attivo, anche per il suo carattere di benessere attraverso la fede”, ha concluso Ana Paula.