Il 6 luglio 2022 le Missionarie della Carità, congregazione fondata da Madre Teresa nel 1950, sono state costrette dal governo del Nicaragua a lasciare il Paese (nel quale accoglievano e curavano i più poveri dei poveri). Il Parlamento ha giudicato infatti “illegali” le loro attività, ed ha rimproverato alla congregazione (come a centinaia di ONG) di non comunicare i loro rendiconti finanziari né le fonti delle donazioni ricevute. D’altro canto, il ministero dell’Interno non aveva accreditato le loro attività sociali. Le religiose verranno espulse dal Paese mediante la frontiera col confinante Costa Rica.
Già a marzo il nunzio apostolico, mons. Sommertag, era stato espulso dal Paese, suscitando l’incomprensione della Santa Sede:
Tensioni con la Chiesa
Questa serie di decisioni unilaterali interviene laddove le relazioni tra il governo del Nicaragua e la Chiesa sono tese da quando, nel 2018, delle parrocchie hanno accolto dei manifestanti che cercavano asilo dalla repressione pubblica. I movimenti sociali erano stati repressi nel sangue (55 morti e 2mila feriti, un mezzo migliaio di prigionieri e decine di migliaia di esiliati, secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani). Il presidente Daniel Ortega aveva allora ritenuto la Chiesa complice dei movimenti sociali qualificati di golpisti. Così lo stesso che nel 1980 aveva accolto Madre Teresa di Calcutta costringe all’esilio le Piccole Suore della Carità.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]