Le devozioni dei maltesi per i santi risalgono alle origini del cristianesimo. Tra i santi maltesi, San Paolo è sicuramente il più famoso e importante, considerato dai maltesi il loro “padre della fede” e onorato con varie devozioni nell’isola. Nel suo viaggio apostolico a Malta, nel 2010, Papa Benedetto aveva affermato: “Di tutti i doni portati a queste rive nel corso della storia della vostra gente, quello portato da Paolo è stato il più grande di tutti, ed è vostro merito che esso sia stato subito accolto e custodito”. Il riferimento è al famoso passo del libro degli Atti che racconta il naufragio di Paolo a Malta e il suo incontro con Publio, il governatore romano dell'isola, poi diventato il primo vescovo.
Tra storia e leggenda
Le devozioni nei confronti dei santi nascono per diversi motivi. A Malta, molte devozioni risalgono all’epoca bizantina o sono legate al passaggio di santi sull’isola, o all’intercessione miracolosa di alcuni di loro. In due occasioni particolari, i maltesi hanno sperimentato la vicinanza e il soccorso dei santi. Nel 1429 i saraceni assediarono la città di Mdina ed erano sul punto di prenderla quando S. Giorgio, San Paolo e S. Agata apparvero in cielo e gli assalitori furono respinti. Nel 1565, l’assedio ottomano fu respinto dopo che la statua di S. Agata fu portata sui bastioni di Mdina.
San Paolo
A Malta si celebra il naufragio di San Paolo, al largo della costa nord-occidentale dell’isola, mentre si recava a Roma per il processo nell’anno 60. Un evento drammatico, che si è trasformato in un evento di salvezza per i naviganti ma anche per il popolo maltese, che in questo modo ha ricevuto il dono della fede. San Paolo trascorse tre mesi sull’isola, stabilendo le radici stesse del cristianesimo maltese. Ciò spiega le tante devozioni dei maltesi nei suoi confronti.
Il libro degli Atti degli apostoli testimonia che compì molti miracoli di guarigione, ma è plausibile pensare che amministrò il Battesimo a diverse persone. Diversi sono i luoghi legati alla venerazione di san Paolo, come il luogo del naufragio, la grotta di San Paolo a Rabat, visitata anche da diversi Papi, la cattedrale a lui dedicata a Mdina, la villa romana di Publio in cui si dice che Paolo fu accolto subito dopo il naufragio.
“Siamo molto orgogliosi di essere menzionati nel capitolo 28 degli Atti degli apostoli. Quando celebriamo il naufragio di San Paolo, celebriamo un naufragio e il fatto che 276 persone su una nave che è andata distrutta si siano salvate. E siano state accolte ‘con rara umanità’ nella nostra terra. Quando celebriamo questo evento, siamo orgogliosi di rileggere Atti 27 e 28, e al versetto ‘Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta’ ognuno sente questo orgoglio, perché anche la nostra isola è terra santa, è una terra citata nella Bibbia, e teatro della grandezza della proclamazione iniziale del Vangelo”.
Mons. Charles Scicluna, arcivescovo metropolita di Malta
S. Paolo non predicò subito il Vangelo, ma innanzi tutto guarì i malati che gli portavano, a partire dal padre di Publio, il governatore romano dell’isola. E da tutta l’isola cominciarono ad arrivare persone chiedendo la guarigione, e ottenendo la guarigione nel nome di Gesù, una guarigione non solo fisica, ma anche spirituale.
“Quando Papa Francesco ha visitato Malta, gli ho chiesto una sola cosa: ‘Santo Padre, quando benedirà la nostra gente, chieda il dono e la grazia della guarigione, come San Paolo ha fatto con noi. Perché questo è quello che la nostra gente ci chiede, una benedizione del Papa per la guarigione da malattie del corpo e dello spirito’. E questo è quello che ha fatto il Papa”.
Mons. Charles Scicluna, arcivescovo metropolita di Malta
San Giorgio
Tra le devozioni più sentite nell’arcipelago maltese c’è sicuramente quella di San Giorgio, il cavaliere per eccellenza, protettore contro i nemici spirituali ma anche “materiali”. Il suo culto nell’isola è millenario e risale probabilmente al periodo bizantino. Dopo la dominazione araba, è tornato in auge nel periodo medievale, spinto anche dalle Crociate. La devozione nei confronti di questo santo viene trasmessa di generazione in generazione, spiega George Francis Vella, segretario del Comitato storico culturale della Basilica di San Giorgio a Gozo. “Qui la prima cosa che i genitori insegnano ai loro figli dopo ‘mamma’ e ‘papà’ è “Viva San Giorgio! Ci identifichiamo con questo santo. Siamo cristiani, siamo cattolici romani ma siamo ‘giorgiani’, apparteniamo a San Giorgio, come se fosse il nonno della famiglia, la figura protettiva”. In un componimento della poetessa maltese Mary Meilak, originaria proprio di Gozo, San Giorgio è definito come “membro della famiglia”.
Sant’Agata
Non tutti sanno che tra le devozioni più diffuse a Malta c’è quella di sant’Agata, che è anche co-patrona dell’arcipelago. Secondo la tradizione, questa giovane fuggì a Malta nel 249 per sottrarsi al matrimonio con il governatore della Sicilia. Trovò rifugio nella zona di Rabat, dove trascorreva il suo tempo in preghiera in una cavità rocciosa. Qui sorge oggi una basilica sotterranea e un complesso di catacombe, luogo di culto e di venerazione dei maltesi fin dai primi secoli. Al tempo in cui sant’Agata soggiornò a Malta, la cripta era una piccola grotta naturale, ampliata e abbellita con affreschi durante il IV o V secolo in onore di questa santa. I maltesi hanno scelto sant’Agata come co-patrona di Malta dopo la vittoria sui Turchi nel 15esimo secolo, attribuita alla sua intercessione. Molte persone si rivolgono a lei soprattutto per i tumori al seno.
Sant’Elena
Le devozioni maltesi per altri santi primitivi, oltre a Paolo e Publio, testimonia la millenaria tradizione cristiana dell’arcipelago. È il caso di Sant’Elena di Costantinopoli, moglie dell’imperatore romano Costanzo Cloro e madre di Costantino il Grande. Rimane famoso il suo pellegrinaggio in Terra Santa, dove la tradizione vuole che abbia ritrovato la “Vera Croce”. A Malta la devozione a S. Elena risale alla dominazione bizantina. La chiesa più antica (VII secolo) si trovava a Cospicua. Dall’altra parte del porto, a Birkirkara, la devozione a S. Elena è ininterrotta dal 1402, anno in cui i documenti registrano la prima chiesa parrocchiale a lei dedicata.
Padre Nicholas Doublet, sacerdote maltese e storico della Chiesa, spiega che “nel 1630, grazie alla richiesta di don Filippo Borg, Papa Urbano VIII costituì nella chiesa parrocchiale di Birkirkara un capitolo collegiale, il primo dell’isola, escludendo il capitolo della cattedrale, dedicato a S. Elena”. La chiesa attuale risale invece alla prima metà del XVIII secolo. Qui si trova la statua lignea di S. Elena, meta di molti devoti. La chiesa custodisce anche una reliquia della Santa Croce e ogni anno, il 3 maggio, si festeggia il ritrovamento della Santa Croce da parte di S. Elena.
Santa Caterina d’Alessandria
Con l’arrivo dei monaci bizantini, sono arrivate anche le devozioni verso i santi orientali. I più venerati sono senz’altro Nicola, Michele e Caterina d’Alessandria. Quest’ultima, unica donna del gruppo, è diventata molto popolare. Così popolare che nell’attuale città di Zejtun - nome arabo risalente alla conquista musulmana -, non solo l’antica chiesa, ma l’intera città era dedicata a S. Caterina. Nelle antiche mappe, questa città era indicata come “terra di Santa Caterina”. I Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni - che giunsero nel 1530 da Rodi a Malta - hanno portato con sé la devozione a S. Caterina d’Alessandria e hanno dato un grande impulso alla sua diffusione nell’isola. Dopo il grande assedio del 1535, il Gran Maestro decise di costruire una nuova città fortificata e di fianco al palazzo fece costruire una cappella dedicata a S. Caterina.
San Giuseppe
Tra le devozioni dei maltesi non poteva mancare quella a San Giuseppe, sposo di Maria e patrono della Chiesa universale. La città di Rabat è il centro di questa devozione. Un’antica statua lignea del santo, coronata e ritenuta miracolosa, è custodita nel santuario di San Giuseppe, all’interno della Chiesa di Santa Maria di Gesù a Rabat. In particolare, il bastone fiorito del patriarca è oggetto di devozione e spesso viene portato negli ospedali o nelle case dei malati. L’origine di questa devozione risale al XVIII secolo. I maltesi sono soliti portare in pellegrinaggio la statua di san Giuseppe, non solo in occasione della festa, il 19 marzo, ma anche in momenti di particolare bisogno come la mancanza di pioggia, la peste o anche per la protezione contro i terremoti.
——–
Questo contenuto è frutto della collaborazione con l’Ente del Turismo di Malta (MTA).