Lima, 1599. La serata aveva tutto per riuscire: la sala era illuminata e decorata a festa, il profumo delle spezie del buffet e dei fiori si diffondeva dall’appartamento e i giovani ballavano al ritmo della musica sotto gli occhi benevoli degli accompagnatori. Eppure Hernando era distratto. Non che la musica o la compagnia gli dispiacessero, ma da un istante non vedeva più la sua sorella minore, Rosa.
I genitori avevano insistito perché uscisse: conoscendo Rosa, doveva essere nascosta da qualche parte per sfuggire alle mondanità – si disse fra sé. Gli scappò un sospiro e, decisamente a malincuore, Hernando lasciò la sua partner per andare alla ricerca di quella testona di sorella. Fu allora che vide una banda di ragazzi che discuteva vivacemente, e tra quelli riconobbe l’amico Gracio, che aveva visto con Rosa un attimo prima.
Mentre si avvicinava, Hernando notò un’area arrossata sulla guancia dell’amico. Vedendolo arrivare, quello prese la parola:
All’improvviso le budella di Hernando si torsero d’inquietudine: l’impulsività della sorella non andava presa alla leggera, e nessuno lo sapeva bene quanto lui. Lasciando a Gracio l’incombenza di avvertire i sorveglianti, si affrettò ad andarsene.
Si lanciò sotto la pioggia sulla strada verso casa. Una volta arrivato, si precipitò verso la camera della sorella. Sul suolo sparse giacevano lunghe trecce di capelli mal tagliati, nonché il bel vestito di Rosa, sbrindellato.
Poi un grido da fuori lo fece saltare sul posto. Non era un grido di paura, né di dolore. Hernando si recò allora in giardino. Rosa era lì, sotto la pioggia e senza portare altro che una camicia da notte, in mano il rosario. Senza aspettare, Hernando la prese per il braccio e la trasse all’interno.
Effettivamente il bel viso di Rosa era coperto di graffi, come se si fosse voluta strappare la pelle. Come il grido di poco prima, le lacrime che le uscivano dagli occhi provenivano dalla rabbia.
Hernando restò senza voce. Dall’alto dei suoi tredici anni, Rosa offriva a Dio più sacrifici di chiunque altro. Digiunava due o tre volte a settimana e dava ai poveri il cibo che non mangiava. Rifiutava i bei vestiti e i gioielli e passava la maggior parte del suo tempo a pregare e a leggere. Ma da qui a mutilarsi pure…!
Brillava un fuoco negli occhi di Rosa. Un fuoco di fede, di fedeltà e di amore infinito per il Signore. Molti diranno “è matta”, oppure “che peccato: una ragazza così bella si dà a Dio!”, ma Hernando da parte sua dirà: «Dio si è scelto per sé la più bella». Lui già sapeva che lei sarebbe stata grande nei secoli.
Una volta terziaria domenicana, Rosa avrebbe passato il resto della sua vita in una povertà imposta da lei stessa, e impegnata a soccorrere i poveri e i malati di Lima fino alla morte, avvenuta il 23 agosto 1617. Sarebbe stata canonizzata il 2 aprile 1671 da Clemente X. L’amore che aveva portato per i più piccoli, anche a detrimento della propria persona, sarebbe rimasto impresso nei cuori degli abitanti di Lima e dei cristiani di tutto il mondo.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]