Pregare per i nemici sembra impossibile. Eppure, quando si arriva al senso profondo di questo precetto del Signore, ciò diventa quasi naturale. Fu quanto accadde a Thomas More.
Brillante avvocato e cancelliere del re, fu imprigionato il 17 aprile 1534 nella Torre di Londra. Fu condannato dopo essersi dissociato dal divorzio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona e dal suo “nuovo matrimonio” con Anna Bolena. A prezzo della vita, l’uomo politico si è opposto col suo silenzio all’autoproclamazione del re come capo della Chiesa d’Inghilterra (atto col quale il sovrano rinnegava il Papa e infliggeva un ulteriore scisma all’unità dei cristiani).
Tenere i più grandi nemici per migliori amici
A margine elle sue ultime riflessioni annotate in carcere, poco prima della sua esecuzione (per decapitazione), il 6 luglio 1535, l’ex cancelliere scrisse una toccante preghiera per i suoi nemici, spiegando come bisogna trattare quanti ci fanno del male:
E offre questo luminoso consiglio a tutti i suoi amici: tenere i più grandi nemici per i migliori amici.
E allora, come evitare di fare il gioco del nemico? Come amare i nemici col cuore di Cristo?
Per imparare ad amare i nemici – che si tratti di colleghi sul posto di lavoro o di avversari politici – Cristo propone quest’arma sconcertante: pregare per loro. Come fece Thomas More con i suoi.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]