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Sapreste scrivere un vostro “testamento spirituale”? 

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Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 29/08/22
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Troppo spesso le persone che vanno avanti con l’età si dimenticano che un testamento non riguarda solo le questioni materiali. Il vero tesoro da trasmettere non è piuttosto immateriale, cioè spirituale?

Vi si preparava da alcuni anni. Affetto dal morbo di Parkinson, Pierre (85 anni) sentì di non avere ancora molto tempo davanti a sé. 

E riconosce che non è facile passare all’atto: 

I tesori di vita 

È quanto hanno sperimentato Elodie, 73 anni, e Christophe, 75 anni, sposati da 38. L’idea di scrivere il loro testamento spirituale non li aveva mai sfiorati. Il loro approccio era pacifico, forse perché sapevano interiormente che cosa fosse essenziale per loro. Genitori felici di quattro figli e nonni di tre nipoti, è stato parlando con degli amici, che hanno deciso di stendere il loro testamento nel momento in cui si godevano la vita di pensionati. Per di più lo hanno fatto in una forma non comune: 

Come sottolinea la psicologa e psicoterapeuta Marie de Hennezel in un’intervista pubblicata in Conversations sur la mort donc sur la vie [Conversazioni sulla morte, dunque sulla vita, N.d.T.] (Service catholique des Funérailles), 

Il credo personale 

Troppo spesso, le persone che si avviano verso la terza età dimenticano che un testamento non riguarda unicamente le questioni materiali: esso può riguardare anche beni sentimentali (come collezioni di libri), beni intellettuali (scritti o disegni), o beni spirituali. Il testamento spirituale è un messaggio collegato con la fede, con le convinzioni e con le scelte del suo autore. Un credo personale che serve da strumento di trasmissione di valori per le giovani generazioni e che risponde alla domanda “che cosa è importante per me?”. Scrivere il proprio testamento spirituale può anche essere l’occasione per chiedere perdono, per esprimere la propria gratitudine, per invitare qualche parente o amico alla riconciliazione. E insomma, questa lezione di vita può anche essere una bella maniera di evangelizzare… 

È quel che Pierre conta di fare preparando la propria messa funebre, lui che prevede di dettare il proprio testamento a un amico. Vi indicherà le letture e i canti che gli stanno a cuore. Vuole che tutti «parlino della speranza, della gioia»: 

Il testamento dei beati Beltrame-Quattrocchi 

Primi coniugi ad essere beatificati come coppia, da Giovanni Paolo II nel 2001, Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi hanno vissuto «una vita ordinaria in modo straordinario», come ebbe a dire il Pontefice durante l’omelia della messa di canonizzazione. Avevano deciso di scrivere il loro testamento spirituale, che comincia con alcune frasi di Maria rivolte al marito: 

[In realtà Maria sarebbe sopravvissuta a Luigi per 14 anni, N.d.R.] Poi la donna si rivolgeva ai figli: 

E proseguiva oltre riflettendo sul ruolo dei genitori: 

Da parte sua, Luigi completò il testamento il 1º novembre 1951, ossia una settimana prima della propria morte (sopraggiunta fra il 7 e l’8 novembre): 

Il testamento di Luigi e Maria è pieno di semplicità. Niente fronzoli, niente figure retoriche: come se scrivessero le loro riflessioni pregando. Neanche molte certezze, ma molta fiducia nella misericordia di Dio. Una cosa che colpisce: il loro testamento è indirizzato a quelli che amavano – volevano far sapere loro quel che sentivano, quello che pensavano, quello in cui credevano. 

Alcune tracce per lanciarsi 

E allora come fare, in concreto, per preparare il proprio testamento? Il consiglio di padre Paul Habsbourg, parroco di Notre-Dame d’Auteuil a Parigi, è anzitutto quello di pensare al proprio ultimo giorno “con un piede nell’eternità”. Questa prospettiva aiuta a vedere quel che è realmente importante. Immaginare l’ultimo giorno della vostra vita vi dà la possibilità di riassumerla. Si tratta delle ultime parole a parenti e amici. Per ispirarsi, ecco alcuni esempi di frasi-canovaccio che si possono tener presenti: 

    *: questi testi sono retroversioni dal francese: le versioni originali saranno integrate non appena reperite. 

    [traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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