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Kazakistan, giorno 2: Francesco invoca libertà religiosa per tutti 

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Camille Dalmas - pubblicato il 14/09/22
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i.Media riporta la mattinata di lavori del summit delle religioni mondiali e tradizionali a Nur-Sultan.

«Le religioni non sono il problema ma una parte della soluzione», ha dichiarato papa Francesco il 14 settembre 2022 nel suo discorso al Summit dei leader delle religioni mondiali e tradizionali organizzato a Nur-Sultan in Kazakistan. Ha difeso la libertà religiosa, «condizione essenziale per uno sviluppo veramente umano e integrale» e condannato vivamente le derive fondamentaliste che «profanano il nome di Dio». 

Sotto le vetrate bluastre del Palazzo dell’Indipendenza, dove si tiene il Congresso, summit interreligioso che raccoglie 108 delegazioni di religioni provenienti da 50 Paesi, il pontefice ha condiviso un momento di preghiera silenziosa nella sala delle conferenze. Di fianco a lui si trovavano in particolare il grande imam di Al Azhar Ahmed al-Tayyeb e il “ministro degli affari esteri” del patriarca Kirill, il metropolita Antonio di Volokolamsk. Il presidente Kassym-Jomart Tokaiev ha pronunciato una prolusione all’evento e poi ha dato la parola al Pontefice. 

«Il mondo attende da noi l’esempio di anime deste e di menti limpide, attende religiosità autentica», ha affermato il capo visibile della Chiesa cattolica davanti ai rappresentanti del giudaismo, dell’islamismo, dei cristiani ortodossi, dei buddisti o degli scintoisti partecipanti al Congresso. 

Papa Francesco ha insistito sulla necessità di combattere il «fondamentalismo che inquina e corrode tutte le credenze», sottolineando quante guerre in nome delle religioni rendono «impossibile» ogni dialogo con chi pensa che Dio non esista. Per evitare questo il Papa ha invitato a liberarsi da «concezioni riduttrici e distruttrici» della fede, ed ha condannato le «rigidità, gli estremismi e i fondamentalismi» che «profanano il nome di Dio». 

L’Ucraina in sottofondo 

Il Pontefice, che (contrariamente a quanto fatto nel discorso alla vigilia) non ha menzionato neanche una volta la guerra in Ucraina, ha ricordato che «Dio è pace e porta sempre alla pace, mai alla guerra». Ed ha esclamato: «Il sacro non sia accessorio del potere, e il potere non sia accessorio del sacro!». 

Quest’ultima frase è simile a quella pronunciata da papa Francesco al patriarca Kirill – annunciato presente al summit ma risultato assente alla fine – poco tempo dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il Pontefice ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera di avergli detto: «Fratello, non siamo “chierici di Stato”. Il patriarca non può diventare il chierichetto di Putin». 

Una libertà religiosa liberata dai sospetti 

Papa Francesco ha pure denunciato la «mentalità oppressiva e soffocante» degli ateismi di Stato, ricordando quello praticato dall’URSS in Kazakistan. Egli ha messo in guardia contro i discorsi che inculcano «sospetto e disprezzo riguardo alla religione, come se questa causasse la destabilizzazione della società moderna», ed invitano a «lasciarla ai libri di storia». 

Sempre insistendo sul fatto che la libertà religiosa non si limita alla libertà di culto, il Pontefice ha tenuto a distinguere «la buona pratica dell’annuncio» da quella del «proselitismo e dell’indottrinamento». Ha invitato ogni religione a liberarsi «dalle ombre del sospetto e della falsità» riguardo alle altre credenze. 

Le religioni davanti alla pandemia 

Il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, che si riunisce per la settima volta dal suo avvio, nel 2003, ha scelto per tema lo sviluppo spirituale e sociale dell’umanità nel periodo post-pandemico. Il Pontefice ha insistito sulla vulnerabilità che la crisi pandemica ha rivelato – vulnerabilità che le religioni intrinsecamente riconoscono, e che si oppone alle «false presunzioni di onnipotenza suscitate da progressi tecnici ed economici» o all’indifferenza proveniente «dal consumismo, che stordisce». 

Le religioni, riguardo alla pandemia, possono farsi eco di una «solidarietà globale» per i più poveri, ha insistito il Papa, denunciando il fatto che una gran parte della popolazione mondiale non ha ancora avuto accesso ai vaccini. «È l’indigenza – ha denunciato – che permette la propagazione delle pandemie». 

La crisi ecologica alla radice della crisi pandemica 

Le religioni – ha continuato il Papa – devono difendere l’accoglienza fraterna. «Ogni giorno nascituri e bambini, migranti e anziani vengono scartati», ha deplorato spiegando come essi siano «sacrificati sull’altare del profitto, avvolti dall’incenso sacrilego dell’indifferenza». Il pontefice ha messo in guardia contro l’istintiva tendenza a «difendere le proprie sicurezze acquisite e chiudere le porte per paura». 

Il Pontefice ha poi considerato che le religioni possono unire i loro sforzi per promuovere la salvaguardia dell’ambiente, citando i problemi che pongono la deforestazione, il commercio illegale di animali o l’allevamento intensivo. 

Egli ha stimato che questa sfida sia collegata a quella della pandemia, affermando che si tratta di un «equilibrio deteriorato, in gran parte a causa nostra, con la natura che ci circonda». A fronte di questa constatazione, egli ha richiamato alla «visione rispettosa e religiosa del mondo, voluta dal Creatore». 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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