Qualche anno fa, sono rimasta sveglia tutta la notte per leggere Educated, un libro di memorie su una giovane donna cresciuta in una famiglia mormone fondamentalista. È uno di quei libri che si leggono tutti d'un fiato.
L'autrice, Tara Westover, descrive alcuni abusi terribili che lei e i suoi fratelli hanno subìto dai loro familiari, e la cosa che mi ha davvero straziato è che i suoi genitori non se ne curavano affatto, anche nel caso degli atti più terrificanti e pericolosi per la vita.
Nella loro mente, l'abuso e la trascuratezza erano giustificati dalle loro convinzioni religiose. Credevano che tutta quella sofferenza evitabile fosse ordinata dalla propria versione che di Dio.
Questo libro mi ha lasciata con un'impressione che nel corso degli anni si è rafforzata: la salute mentale è una base fondamentale di quella spirituale.
Sono arrivata a rendermi conto che una persona mentalmente instabile riesce a giustificare qualsiasi tipo di comportamento nefasto in nome della religione – anche il cristianesimo, e perfino il cattolicesimo.
Se ci pensate un attimo, vi verranno sicuramente in mente degli esempi. La storia ne è piena, e forse avete incontrato voi stessi persone di questo tipo.
Sembra terribilmente comune che la gente giustifichi il fatto di trattare gli altri con una totale mancanza di amore e rispetto in nome di una religione che, ironicamente, è stata fondata dal Dio che è Amore.
Dopo aver assistito ad alcuni esempi di questo fenomeno, anche in Educated, sono giunta alla conclusione che abbiamo bisogno di controllare la nostra salute mentale quanto quella spirituale.
Senza una base forte di salute mentale, una persona può inavvertitamente usare le proprie convinzioni religiose per giustificare qualsiasi tipo di comportamento malsano. Soprattutto se ci si impegna in una pratica seria della propria fede, un controllo della salute mentale sembra un primo passo essenziale.
Non voglio certamente dire che una persona debba essere esente da malattie mentali per essere fedele o santa. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità, e molti santi hanno combattuto con la malattia mentale.
La differenza di fondo sta nel fatto che i santi erano noti perché trattavano la gente con grande amore e rispetto. C'è un'enorme differenza tra le azioni dei santi e quelle di qualcuno che giustifica il fatto di trattare gli altri in modo crudele in nome della religione.
Cristo ci ha avvertiti: “Li riconoscerete dai loro frutti” (Matteo 7, 16).
Un'altra cosa che ho forse imparato è che possiamo dire di più su una persona in base al modo in cui tratta gli altri che al tempo che trascorre a pregare o a quanto dice di essere religiosa.
È stato senz'altro il caso della famiglia di Educated. I genitori si ritenevano profondamente religiosi e cristiani, ma i frutti di abuso e trascuratezza che hanno creato intorno a sé raccontano una storia molto diversa. E tuttavia è una storia tragicamente diffusa.
Per chi di noi è molto religioso, è fondamentale fare attenzione al fatto che i frutti della propria vita spirituale siano positivi o negativi. La nostra fede ci porta a praticare una maggiore gentilezza e compassione o ci guida verso più rabbia e derisione?
Se i frutti sono negativi e ci ritroviamo a prendere decisioni guidati da paura o rabbia, o dalla necessità di controllare tutto anziché arrendere la nostra vita alla volontà di Dio, è ora di invertire il senso di marcia.
E magari è anche il momento di ricorrere a un consulente cattolico di fiducia per dare solide basi alla nostra salute mentale e spirituale.