Quando erano seminaristi, Don Bosco e il suo migliore amico, Luigi Romollo, si promisero che il primo dei due a morire sarebbe tornato per informare l'altro del suo destino eterno. Questo giuramento solenne era un po' infantile, visto che sapevano entrambi che la Chiesa condanna i tentativi di comunicare con i defunti, ma era motivato dal desiderio di alleviare la possibile sofferenza espiatoria di una persona cara. Nella prima metà del XIX secolo, le morti premature non erano eccezionali; la morte era onnipresente, e nei circoli cattolici il pensiero sulla fine della vita era costante.
La Messa di Don Bosco
Il primo a morire fu Luigi, nel 1839, pochi mesi prima della sua ordinazione. Il dolore di Don Bosco fu immenso, ma non aveva dimenticato il giuramento. La notte dopo la morte dell'amico, mentre i seminaristi dormivano, si sentì una voce nel dormitorio che svegliò tutti: “Bosco! Bosco! Sono salvo!” Tutti riconobbero la voce del loro amico defunto, e provarono una sana paura.
Don Bosco comprese presto che non era necessario chiedere notizie per riceverle, che fosse sotto forma di sogno o come la notte in cui il piccolo Domenico Savio gli apparve in uno splendido giardino e gli spiegò la necessità di usare quel tipo di immagine per dare ai vivi un'idea dello splendore dell'eternità benedetta, o attraverso la comunicazione verbale.
Dopo essere diventato sacerdote, uno dei confratelli di Don Bosco morì improvvisamente. I due uomini si erano promessi l'un l'altro che, non appena fosse stato informato della morte dell'amico, il sopravvissuto avrebbe celebrato una Messa per il riposo della sua anima. Il giorno della morte dell'amico, Don Bosco aveva già celebrato la Messa, e così rimandò la celebrazione al giorno successivo. Durante la notte, però, il defunto gli apparve prostrato, in lacrime, afflitto da dolori terribili, e lo rimproverò amaramente per aver dimenticato la sua promessa, avendolo abbandonato “per tanto tempo” nei tormenti del Purgatorio.
Quando Don Bosco rispose che stava facendo del suo meglio ma non erano passate neanche 12 ore dalla morte dell'amico, quest'ultimo sembrò confuso. Un piccolo dettaglio che tendiamo a dimenticare: nell'eternità non c'è più tempo, ed è probabile che un'ora in Purgatorio sembri dieci anni da nostro lato della realtà. Ovviamente all'alba Don Bosco celebrò la Messa promessa, con il fervore del santo che era, e la dedicò al suo amico.
Una missione espiatoria: alleviare il dolore delle anime sofferenti
Questo tipo di apparizioni delle anime sofferenti, che Dio permette per ricordarci la realtà dle mondo invisibile, dell'eternità felice o infelice, ci permette anche di alleviare le sofferenze di coloro che finiscono in Purgatorio. È altamente improbabile che i nostri defunti tornino a noi in questo modo per chiedere il nostro aiuto, anche se è un dovere pregare per loro e offrire Messe per affrettare il loro ingresso in Cielo, un aiuto che ci restituiranno cento volte e che renderà possibile alleviare e abbreviare il nostro stesso Purgatorio. Non è meno vero, però, che nella storia della Chiesa le anime sofferenti si sono manifestate a santi e mistici capaci di assumere liberamente, per amore di Cristo, dei fratelli e delle sorelle, una missione espiatoria estremamente dolorosa.
Per aprire le porte del Cielo a suo fratello minore, pagano, morto di cancro a sette anni, Santa Perpetua, nel 204, avendo avuto una visione del bambino che moriva di sete, tristezza e angoscia nell'oscurità, gli offrì le sofferenze vissute nei sotterranei soffocanti della prigione di Cartagine in attesa del suo martirio.
Santa Margherita Maria e Padre Pio
Santa Margherita Maria Alacoque ha avuto un'esperienza più spaventosa quando un religioso divorato dalle fiamme le è apparso e l'ha implorata di assumere tutti i suoi tormenti o una loro parte per riscattarlo da uno dei livelli più bassi del Purgatorio. Dopo aver chiesto il permesso alla sua superiora, la religiosa accettò. Per tre mesi, che avrebbe poi definito i peggiori della sua vita, anche se era già abituata alla penitenza e alle sofferenze fisiche, morali e spirituali, Margherita Maria pregò, offrì ed espiò espiato per quel Benedettino che non era stato fedele ai suoi voti e alle esigenze del sacerdozio.
Dopo tre mesi terrificanti, durante i quali lui la seguiva passo dopo passo, ebbe il sollievo di vederlo strappato alla sua prigione di fuoco, per correre, splendente, in direzione del Paradiso che il messaggero del Sacro Cuore gli aveva finalmente aperto. Anche Padre Pio ha offerto e sofferto per liberare delle anime del Purgatorio.
Ma tranquilli! Non è necessario arrivare a questi estremi, che sono al di là della nostra comprensione, per alleviare le sofferenze dei defunti. In questo mese di novembre, come anche nel resto dell'anno, basta pregare per coloro che amiamo e per i quali possiamo fare ancora molto, e anche per quei milioni di estranei che incontreremo un giorno e che ci saranno grati perché nessuno implora mai la misericordia divina per loro.