Era il 2018. La notizia si è diffusa rapidamente sui servizi informativi cattolici, e poi sulla stampa secolare.
Tutti ne parlavano. Sembrava una di quelle cose impossibili, a cui è difficile credere. Di quelle che si spera di non dover mai ascoltare. Ma era vero.
Bisognava assimilarlo e cercarne i motivi, conoscerli per evitare che si verificasse di nuovo.
Oltre ad essere uno scrittore e un giornalista validissimo e molto noto, per 25 anni era stato un sacerdote colombiano della comunità dei sacerdoti eudisti, fondata da San Giovanni Eudes.
Per me era uno di quei sacerdoti straordinari che spiccano per generosità, dedizione e desiderio di condurre le anime a Dio.
Visto che era un autore cattolico di successo con innumerevoli libri pubblicati mi piaceva seguirlo, lo consideravo un esempio e cercavo di imparare da lui.
Studiavo la sua tecnica impeccabile e la sua capacità di continuare a pubblicare libri con perseveranza.
Aveva e ha ancora milioni di followers sulle reti sociali, tra cui me. Attualmente il suo account di Twitter, che riempie di messaggi e riflessioni edificanti, ha 3,4 milioni di followers. Impressionante! E nonostante tutto, si sentiva molto solo.
Non avevo mai ascoltato una rivelazione di questo tipo da parte di un sacerdote. È vero che ho ricevuto molte e-mail dei nostri lettori che parlano di solitudine. È un tema difficile, e medito spesso al riguardo. Ma un sacerdote? Riuscivo a malapena a crederci.
Con tanti followers e ammiratori, come poteva sperimentare la solitudine? A una nota emittente radiofonica ha dichiarato:
“La mia grande tragedia è stata la solitudine degli ultimi tempi. La solitudine è un tema esistenziale”.
Solitudine nascosta
Una volta ho letto che la solitudine del sacerdote non è benefica. È difficile da sopportare. È accaduto al buon padre Linero, che ammiravo e ammiro molto, pregando per il suo benessere e la sua santità.
Questo buon sacerdote era molto dinamico, e animava spiritualmente i suoi lettori e ascoltatori.
Dentro di sé, però, stava passando dei momenti difficili, con una solitudine persistente, e sembra che nessuno se ne fosse accorto per aiutarlo ad andare avanti. Com'era possibile?
Sembrava sempre contento, predicava pieno di entusiasmo. Mi ha fatto ricordare l'adagio che ripetevano i nostri nonni: “Volti vediamo, dei cuori non sappiamo”.
Cari lettori, mi chiederete sicuramente perché tocco questo tema visto che sono trascorsi alcuni anni, e la risposta è molto semplice.
Ho sempre nutrito grande ammirazione e affetto per i sacerdoti. Li riconosco nella loro umanità, ma anche nella vita soprannaturale che dà frutti di eternità, e mi chiedo: “In questo momento, ci sarà qualche sacerdote che si sente solo?”
Di fronte a questa realtà, non potete evitare di porvi delle domande e di riflettere:
- Curo e rispetto i sacerdoti?
- Aiuto per quanto posso il mio parroco?
- L'ho mai invitato a casa mia a pranzo o a cena in un ambiente familiare in cui gli si mostra il proprio apprezzamento?
- Mi sono mai preoccupato del suo benessere?
Se ci pensate bene, è inquietante. È qualcosa che dobbiamo fare con urgenza, senza indugio, per i nostri sacerdoti. Lo dobbiamo loro per il tanto bene che fanno alla nostra anima.
E ora ditemi: cosa pensate che possiamo fare noi laici per i nostri sacerdoti? Come possiamo aiutarli a vincere la solitudine?
Pregate davanti al Santissimo, e chiedete allo Spirito Santo di illuminarvi prima di rispondere.
Prendiamoci cura dei nostri sacerdoti
Da parte mia, risponderò con coscienza dopo aver parlato con alcuni sacerdoti, perché loro conoscono in prima persona questa condizione.
Spero di poter scrivere molto presto un articolo con raccomandazioni per i laici e i sacerdoti.
Curiamo, accompagniamo e rispettiamo i nostri sacerdoti. Abbiamo bisogno di loro!
Provo grande affetto per i sacerdoti. Mi piacerebbe condividere con voi questo video meraviglioso di Aleteia con la preghiera scritta da un futuro sacerdote per la sua Prima Comunione. Vi piacerà.