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Perché non si deve mai andare a letto arrabbiati, secondo San Benedetto

Andare a letto arrabbiati

San Benedetto raccomandava di non coricarsi con la rabbia nel cuore

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Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 22/11/22
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Se oggi la scienza lo conferma, San Benedetto lo aveva già capito più di 15 secoli fa, giustificando questo consiglio con una spiegazione particolarmente illuminata

Probabilmente lo avrete già sentito: è meglio non andare a letto arrabbiati con una persona cara. Se ci si lascia trascinare in un litigio prima di dormire, questo provocherà un risentimento più duraturo. I ricercatori oggi confermano che il sonno svolge un ruolo nel radicamento dei sentimenti negativi nel cervello, ma San Benedetto, monaco di più di 15 secoli fa, aveva già offerto questo consiglio, accompagnato da una spiegazione molto più profonda e chiarificatrice.

Fare pace prima del tramonto

Quando cominciò a fondare dei monasteri in Italia, nella fattispecie quelli di Subiaco e Monte Cassino nel 529, San Benedetto notò la mancanza di regole comuni che stabilissero una disciplina di vita per i religiosi. Verso il 530 decise di scrivere la Regola per guidare i suoi discepoli e orientarne la spiritualità.

Tra una lunga lista di consigli spirituali, chiamati “strumenti per agire bene”, il santo dava questo: in caso di conflitto, bisogna rispettare la regola del “fare pace prima del tramonto”, perché il gesto di offrire e ricevere il perdono permette di riscoprire una relazione e di imparare ad amare ed essere amati.

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Come qualsiasi tipo di vita, anche quella monastica non è priva di irritazioni e frustrazioni quotidiane. Di fronte a queste difficoltà nella gestione dell'interiorità, gli “strumenti per agire bene” raccomandati dal santo sono preziosi:

“Non preferire nulla all'amore di Cristo”.

“Non voler essere chiamati santi prima di esserlo; diventarlo prima”.

“Non perdere mai la speranza nella misericordia di Dio”.

“Fare la pace prima del tramonto”.

Quest'ultimo consiglio concreto è stato ripreso da Papa Francesco nel 2013: “Tante volte alziamo la voce e volano anche i piatti, ma l’importante è che questo non danneggi la vita del matrimonio”. Rivolgendosi ai religiosi nella cattedrale di San Rufino ad Assisi, il Pontefice è tornato a un tema che gli è caro, quello di riconoscere i propri errori e chiedere scusa, ma anche di accettare le scuse degli altri perdonandoli. “Mai finire la giornata senza fare la pace”, ha raccomandato.

Vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo

Il perdono, però, non è una cosa facile, e a volte va al di là delle possibilità umane. Per metterlo in pratica, San Benedetto offriva un consiglio che cambia radicalmente la prospettiva: “Vivi ogni giorno come se avessi la morte davanti agli occhi, e un giorno avrai ragione”. A suo avviso, per avere una vita felice bisogna curarla, amandola in ciò che è essenziale. Per entrare nella vita eterna, come scriveva nel suo Prologo:

“Il Signore dice: Chi desidera la Vita? Chi desidera la felicità? Se ascoltate, rispondete 'Io'. Così, è appropriato vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, ricordando sempre che la grazia è donata a tutti, e quando viene data porta la persona 'con un cuore espanso alla dolcezza indicibile dell'amore'”.

Come indica San Benedetto, il tramonto simboleggia il passaggio dalla morte e dall'oscurità alla resurrezione di Cristo. “Desiderare la vita eterna con tutto l'ardore spirituale” significa per lui essere costantemente orientati verso l'obiettivo finale: “avere la minaccia della morte davanti agli occhi tutti i giorni”. Pensare che questa vita ha un fine permette di viverla pienamente a partire da ora, nella sua essenza.

Adottare uno sguardo d'amore

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Perdonare ed essere in pace significa “strappare la pagina in cui si è scritto con malizia e rabbia il conto contro il proprio vicino”, ha affermato padre Henri Caffarel, fondatore delle Équipes di Notre-Dame.

Perdonare significa cambiare la visione di una persona sull'altra per adottarne una d'amore. È il momento della spoliazione totale. Perdonare è trovare in Cristo, Colui che è morto perdonando i Suoi torturatori, la forza per dire dal fondo del cuore una vera parola che libera e apre alla riparazione, all'amore vero e all'eterno.

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