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Le suore francesi che si stanno moltiplicando grazie alle preghiere di una ragazza morta a 21 anni

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Bérengère Dommaigné - Matilde Latorre - pubblicato il 21/12/22
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Le Cistercensi in Francia portano avanti l'eredità dei monaci trappisti in un monastero storico

Il 1° dicembre, prima celebrazione della festa liturgica di San Charles de Foucauld, la Francia è stata testimone di un evento inatteso: la Messa di fondazione del nuovo monastero di Santa Maria della Neve, fondato con una comunità di otto suore cistercensi francesi.

In un Paese fortemente secolarizzato in cui il 50% della popolazione dice di non credere in Dio, tutta la Chiesa ha gioito con le religiose in questo giorno tanto atteso.

Anche Papa Francesco si è reso spiritualmente presente con una lettera letta durante la celebrazione eucaristica dal vescovo trappista norvegese Erik Varden, che ha commosso i presenti.

La celebrazione è stata presieduta dal vescovo della diocesi locale, Viviers, situata nella regione Rodano-Alpi, nel dipartimento di Ardèche. Tra i presenti c'era l'Abate Generale dell'Ordine Cistercense, fr. Mauro Giuseppe Lepori, e numerosi rappresentanti di altre famiglie religiose.

Le otto suore, di età compresa tra i 31 e i 73 anni, succedono ai frati trappisti, che hanno fondato questo monastero nel 1850 e sono stati costretti ad abbandonare questa immensa struttura per mancanza di vocazioni. Alla fine, la comunità era composta da meno di 10 monaci, alcuni dei quali anziani, che non riuscivano a far fronte all'ingente lavoro che implica il mantenimento del monastero e sono poi stati distribuiti tra varie comunità trappiste.

Ospitalità monastica con Charles de Foucauld

Per sopravvivere a livello finanziario, da gennaio le suore della nuova fondazione offriranno ospitalità monastica a chi vuole compiere un ritiro spirituale e alle migliaia di escursionisti del percorso R.L. Stevenson, che ripercorre i passi di un viaggio iniziato qui dal romanziere britannico autore de L'isola del tesoro.

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San Charles de Foucauld, canonizzato il 15 maggio 2022, ha trascorso del tempo come monaco in questo monastero prima di recarsi in Nordafrica. Una cappella a lui dedicata nella struttura contiene alcune sue reliquie, e un museo in sua memoria permette di scoprire la sua eredità spirituale.

La sorprendente moltiplicazione di suore a Boulaur

Le suore provengono dall'abbazia cistercense di Boulaur, situata nella regione dell'Occitania, che negli ultimi 40 anni ha sperimentato un vero miracolo: la sorprendente moltiplicazione delle sue religiose.

Per raccontare questa storia, dobbiamo iniziare dalla morte per meningite, il 22 gennaio 1975, di Claire de Castelbajac, una laica 21enne francese che studiava all'Istituto Centrale per il Restauro di Roma. Dopo la sua morte, suo zio, un sacerdote carmelitano che conosceva bene le virtù straordinarie che Claire aveva dimostrato in vita, ha insistito perché la madre della ragazza scrivesse la sua biografia. Quando il libro è stato diffuso, è emerso chiaramente che c'erano ottimi motivi per proporla come esempio di santità, cercando un'eventuale canonizzazione.

Nel frattempo, il futuro del monastero di Boulaur sembrava incerto. Anche se le suore vivevano in quell'abbazia dal 1949, non ce n'erano mai state più di cinque. Le vocazioni erano scarse, e la comunità stava invecchiando. Il futuro non appariva affatto roseo.

C'era solo una giovane novizia, entrata nel 1976 e che doveva professare i voti solenni nel 1981. L'Abate Generale era preoccupato. “Come potevo ricevere dei voti perpetui da questa ragazza quando la comunità probabilmente non aveva un futuro?”

E allora ha avuto un'idea. Ha riunito le cinque religiose in un incontro speciale e ha detto loro: “Insieme al vescovo, stiamo considerando la possibilità di aprire il processo per la causa di canonizzazione di Claire, ma abbiamo bisogno di un chiaro segno dal cielo. Vi chiedo quindi di pregare e di chiedere a Claire cinque nuove vocazioni per quest'anno”.

“Ma Reverendo Padre”, ha replicato la madre badessa, “cinque è impossibile... Non possiamo chiederne due?”

“No, voglio un segno chiaro e ovvio, quindi chiedetene cinque!”, ha insititito l'Abate Generale.

Claire de Castelbajac
Claire de Castelbajac

Il miracolo di Boulaur: le vocazioni

Nel 1981, cinque ragazze hanno chiesto di entrare nel monastero di Boulaur, e la prima di loro si chiamava Claire! E la storia non finisce qui, perché ormai le religiose sono quasi 40! 

Dal 1982, ogni anno entrano a Boulaur una o due ragazze per vivere la vocazione cistercense, basata su preghiera, vita fraterna e lavoro della terra.

Nel 2004, su richiesta del vescovo e con il consenso della madre (che si era trasferita nell'abbazia e vi è poi morta pacificamente nel 2005 a 93 anni), il corpo di Claire è stato trasferito a Boulaur. 

Oggi molte persone si recano a Boulaur per pregare e offrire testimonianze delle grazie ricevute attraverso l'intercessione di Claire, testimonianze che le suore raccolgono fedelmente.

Attualmente, serve il riconoscimento ufficiale da parte del Papa di un miracolo per accelerare il processo di beatificazione di Claire, ma le suore non sono affatto preoccupate. Per loro questo miracolo ha già avuto luogo, ed è costituito dalla moltiplicazione delle vocazioni nel loro monastero.

Il monastero di Boulaur ha nove novizie. La casa ha ora 31 religiose, tra i 25 e i 94 anni, che coltivano 100 acri di terra, si prendono cura di nove mucche (con il cui latte producono formaggi) e molti maiali (con cui producono pâté) e producono tonnellate di marmellate ogni anno. Hanno 26 stanze in cui offrire ospitalità monastica.

Una delle suore ha riassunto il segreto della loro vocazione con queste parole:

“La nostra vita monastica, secondo la Regola di San Benedetto, è riassunta nell'‘Ora et labora'. La nostra giornata prevede un'alternanza armoniosa di attività che ci permettono di nutrire la nostra anima nella preghiera e di aprire l'intelligenza attraverso lo studio, tenendo al contempo i piedi saldamente a terra con il lavoro manuale. La vita fraterna fiorisce in momenti comunitari come la ricreazione, le prove dei canti, il lavoro in comune... ma anche accogliendo gli ospiti, che al monastero non mancano mai”.

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