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La chiave del tabernacolo era incastrata, ma è accaduto l’impensabile

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Claudio De Castro - pubblicato il 28/12/22
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Una splendida testimonianza di un miracolo semplice suscitato dalla forza della fede

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterna, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Da molto tempo ho messo da parte qualsiasi dubbio. “Credo, Signore, in ciascuna delle Tue parole. Credo quando ci dici amorevolmente 'Io sono il pane vivo'”.

Voglio questo pane, buon Gesù, per dimorare in Te e perché Tu resti in me.

Tanti miracoli

Ho visto talmente tanti miracoli che non mi resta il minimo dubbio. Per questo raccomando a tutti:

“Vai davanti al tabernacolo e parla con Gesù. È il Figlio di Dio, Onnipotente, e ci ama. Si interessa alle nostre necessità corporali e spirituali. Vuole il meglio per noi. E non c'è amico migliore di Lui”.

Tornano sempre con un grande sorriso sulle labbra. E io sorrido dentro di me, intuisco ciò che è accaduto e sussurro un “Grazie, Gesù”.

“Claudio, non crederai a quello che mi è accaduto con Gesù”.

“Posso immaginarlo, ma raccontamelo”.

E rimaniamo a parlare per ore, meravigliati per ciò che fa il nostro amato Gesù, che è vivo in ogni ostia consacrata dalle mani di un sacerdote.

Tante grazie ricevute e immeritate... Le condivido nei miei articoli di Aleteia e nei libri che ho pubblicato. Belle carezze del cielo.

Una Messa nella chiesa del Carmelo

Qualche giorno fa sono stato alla chiesa di Nostra Signora del Carmelo. La prima cosa che faccio sempre quando entro in una chiesa è cercare Gesù nel tabernacolo per salutarlo. Lì, alla Sua presenza, di fronte a quel bel tabernacolo, ho ricordato.

È accaduto qualche anno fa, a un Claudio più giovane e ingenuo. Ero alla Messa delle 18.00. il sacerdote ci ha invitati a metterci in fila per ricevere la Comunione. Avevo presenti le parole di San Josemaría Escrivá a cui penso sempre prima di ricevere il nostro Salvatore:

“Abbiamo mai pensato a come ci comporteremmo se potessimo comunicarci solo una volta nella vita? Quando ero bambino, non era ancora diffusa la pratica della Comunione frequente. Ricordo come le persone si disponevano per comunicarsi: c'era impegno per sistemare bene l'anima e il corpo. L'abito migliore, i capelli ben pettinati...”

Es Cristo que pasa, 91

Quel pomeriggio mi sentivo particolarmente felice. Aspettavo con ansia di comunicarmi, e dentro di me pregavo con fervore. Credo di avervi già raccontato questa storia.

Il sacerdote era in sedia a rotelle, ed era assistito da un diacono. Lo ha mandato a prendere le ostie consacrate depositate nel tabernacolo, al lato dell'altare.

All'improvviso ho visto che stava accadendo qualcosa di insolito. Il diacono cercava invano di girare la chiave nella serratura della porta del tabernacolo. Non ci riusciva.

La serratura era bloccata, e la chiave si era incastrata. Non c'era modo di aprire il tabernacolo.

Abbiamo aspettato un po' in fila. Lui continuava a provare. Ha cercato con entrambe le mani riunendo tutte le forze, ma era inutile. La chiave non girava, e il tabernacolo rimaneva chiuso con le ostie consacrate al suo interno.

Mentre accadeva tutto questo, la fila nel corridoio centrale della chiesa e l'inquietudine di chi voleva comunicarsi aumentavano.

“Impulso dell'anima”

Non mi chiedete perché l'ho fatto, è stato un impulso dell'anima. Davanti allo sguardo attonito di tutti, sono uscito dalla fila e ho camminato con decisione verso il tabernacolo. Il diacono mi ha guardato, sorpreso dalla mia presenza.

“Cosa fa?”, ha chiesto.

“Posso aiutarla?”

“La chiave è incastrata nella serratura. Non gira e non esce. Ho cercato in ogni modo possibile, ma temo che si sia rotta qualche parte della serratura”.

“Permette che provi?”

Si è messo da parte. “Certo, provi lei”.

Un piccolo miracolo

Ho provato a girare la chiave in molti modi, e in effetti era incastrata nella serratura del tabernacolo.

Poi mi sono sforzato al massimo con entrambe le mani, facendo attenzione a non romperla, ma non è servito. Mi sono girato verso le persone in fila. Mi guardavano chiedendosi cosa stesse succedendo.

“Forse Gesù può aiutarci”, mi sono detto, sapendo che Lui era in quel tabernacolo.

Mi sono inginocchiato con fervore e umiltà davanti al tabernacolo, e ho elevato a voce alta una supplica:

“Buon Gesù, guarda tutte quelle persone che vogliono riceverti. Permetterai che se ne vadano senza comunicarsi?”

Mi sono alzato con una certezza interiore.

Ho preso nuovamente la chiave per il manico. Incredibilmente, ha girato dolcemente nella serratura, con il diacono che mi guardava stupito dicendo:

“Non è possibile. Non può essere”.

Mi sono inginocchiato rendendo grazie a Gesù e ho detto al diacono:

“Risolto. Torno in fila per comunicarmi. Lei resti con Gesù”.

Mi ha ringraziato con un gesto, ha aperto la porta, ha tirato fuori con cura la coppa e l'ha portata al sacerdote. Io sono tornato al mio posto in fila, con la gratitudine nel cuore... e tutti abbiamo potuto comunicarci.

Tornare a ringraziare

Ora che sono tornato nella chiesa del Carmelo e ho ricordato questa storia, ho ringraziato nuovamente Gesù e ho scattato per voi una foto di quel bel tabernacolo.

Caro lettore, hai qualche bella esperienza con Gesù che vorresti condividere con noi? Ti lascio l'email della nostra redazione: editorial_it@aleteia.org

Dio ti benedica!

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