Qual è la differenza tra routine e rituale? Di primo acchito, non è difficile distinguerli: fare colazione insieme ogni sabato, andare per mercatini la domenica, passare l’ultimo fine-settimana delle vacanze estive in monastero… Tutte cose che possono non aver nulla di straordinario, in sé e per sé. Eppure una cosa differenzia la routine dal rituale: l’intenzione che ci si mette.
È quanto afferma il sociologo Jean-Claude Kaufmann, specialista in dinamiche di coppia e della vita quotidiana, autore de La trame conjugale. Secondo lui, il rituale è una routine ma che viene vissuta come portatrice di senso: è un “momento di costruzione”, un attimo di vita più intensa che permette alle coppie di trasformare la routine in momento di gioia. La potenza del rituale viene dal fatto che «nasce da sé», con naturalità. E diventa un segno che la coppia si armonizza sulla visione della propria vita coniugale.
I gesti che sostituiscono le parole
Nel rituale, i gesti sostituiscono le parole. Certo, non è che si tratti di non parlare… Ma quel che si dice conta visibilmente meno del fatto stesso di essere lì insieme. È lì che sta la potenza del rituale, che può rinforzare sensibilmente la coppia. È un punto di riferimento che aiuta a trovare la profondità e l’unicità. Esso ricorda che il matrimonio significa diventare un tutt’uno. Ecco quattro testimonianze e quattro rituali che vi ispireranno!
1Un weekend in un monastero
«È nato naturalmente», dicono Marc e Anne-Fleur – quarantenni lionesi, genitori di due adolescenti – ad Aleteia. Per la coppia, le vacanze estive sono sempre state occasione di rivedere i fratelli, i cugini, gli amici.
Le escursioni plurifamigliari – prosegue Marc – e le grandi tavolate la sera, con tanti bambini, sono per noi sinonimo di vacanze. Intuitivamente, però, fin dall’inizio del nostro matrimonio abbiamo avuto l’idea di riservare un fine-settimana per noi due soltanto, in un monastero, in un bell’angolo del nostro Paese, da scoprire.
Una prospettiva gioiosa: finire l’estate in due in un luogo bello e irrigato da sorgenti spirituali. Tra l’altro, è un modo per ricaricare le batterie, prima di riprendere la maratona del rientro:
È un rituale che porta i suoi frutti nel corso dei mesi che seguono – riconoscono all’unisono i due –, specialmente nei momenti difficili o sensibili.
2Cornetto e cappuccino il sabato
Quando ero bambina, amavo osservare i nostri vicini. Ogni mattina il marito andava a comprare dei croissants al forno, mentre la moglie preparava il caffè. Poi facevano colazione insieme. D’estate sul balcone. C’era qualcosa di affascinante, in questa semplicissima istantanea di felicità.
Il racconto è di Bénédicte, 34enne, sposata con Yan e madre di Léo, 3 anni. Proprio al momento della nascita di quest’ultimo il rituale dei vicini le è riaffiorato alla mente:
Poiché Léo è cagionevole di salute, ed esige molte attenzioni, ci siamo concentrati su di lui… e Yan e io ci stavamo un po’ perdendo di vista. Un sabato mattina ho avuto l’idea di portare a Yan dei croissants e del caffè a letto, raccontandogli la storia dei miei vicini. Da allora ne abbiamo fatto il nostro rituale: Yan va al forno a prendere i croissants e io preparo il caffè. Tutto sta nella preparazione stessa: è un momento di vero piacere, un momento di gioia che apre il fine-settimana. Anche Léo ha finito per accettarlo.
3Un tête-à-tête al ritorno dal lavoro
Per Alain e Margot, 58 anni, il ritorno dal lavoro è sempre un momento sensibile. Margot è medico, e ha sempre bisogno di un momento per sfogarsi: si fa una doccia, si cambia, resta qualche istante da sola con calma. In quel momento Alain, professore di musica, prepara l’aperitivo. Poi i coniugi si siedono insieme sul divano, parlano e si raccontano la loro giornata.
Questo rituale – confida Margot ad Aleteia – è frutto di conversazioni e anche di grosse litigate, attraverso le quali siamo riusciti a trovare il nostro modo di ritrovarci ogni giorno. Ho bisogno di prossimità con mio marito, e lui con me. Ma non immediatamente, quando rientro dal lavoro. Oggi questo ritrovarsi dopo una giornata talvolta molto pesante è un momento sacro, per noi. È il momento di raccontarsi la giornata, di distendersi insieme, è come una transizione tra il lavoro e la vita di famiglia. Anche se lavoriamo molto, abbiamo questo piccolo appuntamento quotidiano inamovibile. Senza di questo abbiamo l’impressione di perderci.
Margot sottolinea che vale davvero la pena, per la coppia, inventare i rituali del caso.
4Un anniversario di matrimonio al mese
C’è un momento migliore, per rinnovare le promesse matrimoniali, di quel momento in cui le cose non vanno proprio per il verso giusto? Per François e Caroline, trentenni parigini e genitori di due bambine, questa è stata un’idea meravigliosa. Perché non celebrare l’anniversario del matrimonio ogni 9 del mese?
Non mi ricordo più come ci è venuta l’idea – dice François tra sé e sé –, forse parlando col prete che ci ha sposati.
Ognuno prepara una sorpresa all’altro nel corso della giornata. Il mese scorso, François ha pensato di mandare alla moglie un messaggio con una breve preghiera che esprimeva gratitudine per il loro matrimonio. Caroline invece ha fatto una story con le immagini delle piccole gioie trascorse recentemente in famiglia. Quel che è essenziale nel rituale, però, è pensare al “terzo nell’alleanza”, come dicono:
Nella nostra preghiera della sera, talvolta a distanza, talvolta coi bambini, leggiamo la nostra promessa di matrimonio: «Davanti a Dio, di nuovo, ti ricevo e mi dono a te. Ti rinnovo la promessa di restarti fedele, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita».
Un rituale –concludono a una sola voce François e Caroline – che trascende il quotidiano e che lo innerva di vera forza.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]