Un prete chiede qualche indicazione perché questo appuntamento annuale (vista la “fatica di accogliere le novità da parte di noi preti”) non venga dimenticato e la giornata del Verbum Domini divenga una tradizione vissuta dalle comunità, come lo è il Corpus Domini.
Sono un sacerdote e volevo suggerire una cosa semplice: il 26 di questo mese sarà la Giornata che il Papa ha chiesto di dedicare alla Parola di Dio, alla Sacra Scrittura, come indicato nella Misericordia et Misera (n. 7) e come stabilito dal Motu Proprio «Aperuit illis». Siccome ho una certa esperienza sulla fatica di accogliere le novità da parte di noi preti, non sarebbe male «aiutarci con qualche indicazione» per facilitare questa speciale giornata, che – secondo me – esalterebbe il Verbum Domini, come la giornata del Corpus Domini esalta l’Eucaristia. Grazie!
Don Gianni
Risponde don Filippo Belli, docente di Sacra Scrittura
Per rispondere al caro don Gianni, direi innanzitutto che siamo fortunati! Viviamo una stagione ecclesiale davvero entusiasmante. Certamente la fatica e le delusioni possono essere tante. I risultati in termini numerici o di qualità delle nostre comunità cristiane a volte ci avviliscono come preti. Ma come giustamente ha sottolineato lo stesso sacerdote che ci scrive, a volte siamo noi stessi in quanto preti che freniamo le novità possibili in campo pastorale, abituati come siamo ad avere un nostro schema che funzioni e difficoltà ad avventurarci in nuove possibilità.
L’entusiasmo di questa stagione, per noi preti, credo ci possa venire dal fatto di avere un alto magistero e una limpida testimonianza di pastore in Papa Francesco. Non meno di noi egli si rende conto delle difficoltà dell’annuncio cristiano ai nostri giorni, che sono stati da lui definiti un «cambiamento d’epoca» al quale porre attenzione. Eppure il nostro Papa non smette di lanciare le sue sfide alla Chiesa tutta e al mondo con la fiducia e la gioia del Vangelo. Seguirlo, o meglio, provare a seguirlo, può essere davvero – come ci dimostra anche il nostro arcivescovo – una occasione di slancio nella fatica ministeriale.
Veniamo allora alla domanda in questione. Anche in questo caso siamo molto fortunati. La bella lettera «Aperuit illis» con cui ha indetto la Domenica della Parola di Dio nella Terza domenica del Tempo Ordinario offre numerosissime indicazioni e motivi di riflessione su come intenderla e svolgerla. Quindi rimando a una sua lettura attenta e integrale. Mi permetto solo di offrire qualche spunto di riflessione a partire dal documento e dalla situazione che viviamo.
L’importanza che ha la Parola di Dio per la vita delle persone e delle comunità così come per la Chiesa tutta, non può essere celebrata solo come atto formale. Dedicarvi una domenica all’anno in particolare non è per togliersi il pensiero dell’ennesima «giornata speciale». È piuttosto un’occasione per «comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo» (Aperuit illis, 2). Il Papa arriva a dire che «il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti» (Aperuit illis 8). Questo implica, a mio parere, due aspetti.
Il primo è che come preti non possiamo pretendere di trasmettere se non ciò che viviamo, e quindi il primo passo è una conversione nostra reale alla Parola di Dio letta, meditata, pregata e annunciata. Non a caso il Papa insiste – anche in questo documento (Aperuit illis 5) – alla preparazione adeguata dell’omelia domenicale, così come a una frequentazione assidua della Parola di Dio nella preghiera e nello studio. Se i fedeli vedono nei loro preti – come capita – un amore reale alla Parola di Dio, ne sono conquistati, giacché l’amore è sempre contagioso. Ed è il metodo migliore, quello di una viva testimonianza, che attrae e convince.
Il secondo aspetto è che – come spesso ci insegna Papa Francesco – siamo chiamati ad avviare processi, non a conquistare posizioni. Il tempo è superiore allo spazio (Evangelii Gaudium 222-225). Per questo l’occasione della Domenica della Parola di Dio è un momento in cui, magari attraverso piccoli gesti concreti – che il Papa stesso suggerisce: intronizzare la Parola di Dio, offrire ai fedeli un testo biblico, preparare qualcuno a ministero di lettore, ecc, (Aperuit illis 3) – iniziare un percorso di penetrazione e amore della Parola di Dio nel popolo, senza la fretta di vedere immediati risultati. L’importante, anche se non esso non sarà eclatante, è avere fiducia che una volta il processo avviato, esso fa la sua strada secondo tempi e modi che non sempre ci appartengono.
Una ulteriore riflessione è che la liturgia stessa, in tutti i suoi aspetti, così come anche la catechesi, e tutta la vita delle comunità, può essere il campo adeguato, non solo in «quella» domenica, ma in ogni occasione per dare valore alla parola di Dio. Per la liturgia credo che abbiamo già numerose indicazioni. Ma, ci possiamo domandare: perché non «informare» anche le altre attività e ambiti? Penso a quante riunioni o iniziative organizziamo e «subiamo». E se le iniziassimo sempre con la lettura di un breve testo biblico? Oppure, come mi capita da anni, al posto di inventare cose nuove, proporre delle storie bibliche ai campi e centri estivi per i bambini e ragazzi?
Un’ultima considerazione. Dal Concilio Vaticano II ad oggi la Chiesa ha fatto un bel cammino a questo proposito, e ne vediamo già i frutti. I fedeli sono più familiari con testo biblico, la catechesi e la formazione cristiana, non possono più fare a meno della Parola di Dio, così come tutta la liturgia ne è ricca. A tal proposito perché non approfittare e valorizzare al meglio ciò che è già stato messo in campo e che ha mostrato la sua pertinenza? Nella nostra diocesi c’è una esperienza che molti ci invidiano ormai da decenni, la catechesi biblica degli adulti: perché non provare a valorizzarla e rilanciarla? Così come altre lodevoli iniziative, come scuole bibliche parrocchiali, corsi di formazione per laici, la lectio divina sempre più diffusa come metodo, ecc.
La Parola di Dio viva ed eterna, che è il Signore Gesù stesso che continua a sollecitarci in un dialogo esaltante e propositivo, ha bisogno solo della nostra docilità ad assecondarla perché diventi pane quotidiano a cui attingere energie sempre nuove per il cammino della Chiesa nel mondo.