Molti santi hanno parlato del rosario: hanno bevuto a questa “coppa” e ci invitano ad intingere le labbra a nostra volta. Ecco un breve manuale per pregare il rosario (da leggere anche se pensate di essere esperti in materia)
di monsignor Louis Sankalé
Il rosario è innanzitutto una grazia, cioè un dono meraviglioso che il Signore ci offre per poterci unire ancora di più a Lui. Quando prendiamo il rosario dalla nostra borsa o dalla tasca, diciamo: “Grazie, Signore! Non sono io che tengo questo rosario in mano, ma sei Tu che mi tieni. Non lasciarmi”. Nella Cappella Sistina, Michelangelo ha meravigliosamente raffigurato la potenza di questa preghiera, rappresentata da un uomo aggrappato al rosario che una delle anime beate gli tende.
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Tutto inizia con il segno della croce
Il segno della croce ricapitola tutte le ricchezze a cui la preghiera ci dà accesso. La croce è l’ancora della Salvezza a cui i grani del rosario ci legano. Questo segno che facciamo così spesso in modo distratto, dovremmo anch’esso riceverlo come una grazia.
Il Credo che ci ricorda che il rosario è un atto di fede in Gesù Cristo
Questo atto di Fede lo facciamo con tutta la Chiesa, con Maria. Lei, nella gloria della Sua Assunzione, gode della visione beatifica, ma la fede che ebbe sulla Sua vita terrena rimane per sempre modello per la nostra fede. Siamo in comunione con il Salvatore in ciascuno dei Suoi misteri, e in questo modo partecipiamo in un certo senso alla fede di Maria.
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Il Rosario, “il Vangelo trasformato in preghiera”
Nel susseguirsi delle decine si dispiega il Mistero della Salvezza. Prima l’infanzia di Gesù con i Misteri gioiosi (qui “mistero” significa “evento”), poi la Passione con i suoi Misteri dolorosi, infine la Risurrezione con i Misteri gloriosi. Cristo è al centro di ciascuno di questi Misteri, dall’Annunciazione (Gesù che s’incarna in Maria) fino all’Incoronazione della Vergine (Gesù incorona Maria). Come in ogni Ave, il nome di Maria prepara la via a Gesù, allo stesso modo ad ogni decina, impariamo dalla Madre a guardare Suo Figlio.
Una pratica ereditata dai santi consiste nell’introdurre delle “clausole” ad ogni Ave Maria. È molto semplice: basta inserire una o due parole che ci aiutino a fissare la mente sul Mistero contemplato. Per esempio: “…e benedetto il frutto del Tuo seno Gesù presentato al Tempio“, oppure “…e benedetto il frutto del Tuo seno Gesù resuscitato”. Questo può aiutarci, soprattutto se preghiamo nel bel mezzo delle attività della giornata. In questo modo faremo della nostra giornata un rosario, con i suoi volti gioiosi, dolorosi e gloriosi, ben uniti a Gesù come Maria, sotto la guida feconda dello Spirito Santo.
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La ripetizione non deve scoraggiarci
Ricordiamoci che questa preghiera è stata richiesta dalla Madonna in tutte le sue apparizioni e tutti i Papi la raccomandano con insistenza. Il Rosario, inoltre, era la preghiera preferita di San Giovanni Paolo II. È la preghiera dei poveri, che possiamo dire in ogni circostanza, anche e soprattutto se siamo stanchi. Ci sono giorni in cui ci sentiamo incapaci di dire qualsiasi cosa, e altri in cui non sopportiamo più ciò che assomiglia alle inutili ripetizioni che Gesù condanna nel Vangelo. Santa Teresa del Bambin Gesù aveva grandi difficoltà a recitare il rosario eppure, è proprio lei che pronunciò le parole più illuminanti sulla vera natura del rosario. Di cosa si tratta, se non di “guardare Maria e dire: Gesù”? Tutto qui. Qual è dunque l’obiettivo del rosario? Insieme a Maria di volgerci verso Gesù, che ci vuole sempre più uniti a Lui. Preghiamo affinché Dio renda questo possibile, anche se alcuni giorni ci capita di balbettare.
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